Normalità
La rinuncia a ingraziarsi i potenti è il primo passo
verso la libertà.
La vita trascorre tra la famiglia, la scuola (nei
primi venticinque anni) e il lavoro. Ê il tempo monotono, arido, odioso, che
scolora le nostre giornate e anticipa una fine ingloriosa. Le relazioni con gli
altri non sono mai innocenti. C’è sempre qualcuno che tende a prevaricare,
magari con un sorriso a fior di labbra, per ottenere o mantenere piccoli
vantaggi, spacciare per virtù le proprie idiosincrasie. Le parti sono da sempre
assegnate. Il giovane vorrebbe interpretare una commedia a lieto fine, ma
scivola nella farsa del matrimonio. Il padre desidera che i figli divengano una
sua fotocopia. La scuola si propone di produrre buoni cittadini in serie. Quasi
tutti falliscono il proprio scopo, ma nessuno tralascia di partecipare alle
feste canonizzate.
Il gran successo dei rotocalchi (sia a stampa che
televisivi) può essere spiegato con le parole di N. CHAMFORT: “ Les grands
vendent toujours leur sociéteé à la vanité des petits” (Massime, n. 1195).
Il tempo che trascorro immerso nella lettura, come se
il mondo non esistesse, non è tempo perso.
L’economia va fagocitando tutte le attività umane. La
conoscenza diventa informazione da vendere. Nascono così l’industria culturale,
l’industria del tempo libero, l’industria del turismo. Si sviluppa una caccia
alla spettacolarità, in cui si può assistere a svariate performance,
senza coltivare l’impegno di apprendere. Le vacanze si trasformano in una
noiosa migrazione a cui bisogna partecipare anche se non ci si diverte.
Vivere è un affare. Qualcuno, dopo essersi costruito
la prima e la seconda casa, ha pensato bene di investire i suoi risparmi anche
nel sepolcro.
Non è libero chi deve compiere azioni che non derivano
da una propria scelta. Chi deve mendicare il consenso per rimanere aggrappato
al potere. Il clown, per essere riconosciuto come clown, è obbligato a far
ridere un pubblico di estranei. Il politico, se vuole sopravvivere, deve
convincere il maggior numero di cittadini distratti.
Le uniche cose che gli italiani condividono sono il
calcio e gli show mediatici.
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