Civiltà

 

I governanti in carica sono fermamente convinti di essere migliori dei governanti del passato. A chi si lamenta per i disagi dell’attuale civiltà replicano che l’esistenza dei nostri avi era di gran lunga più infelice come se questo potesse bastare a convincerci che viviamo nel migliore dei mondi possibili.

 

Può essere soddisfatto di esistere solo chi si adegua all’esistente.

 

Nel gioco cessiamo di sentirci mediocri, contingenti, mortali.

 

Questa è un’epoca che va di gran fretta anche se non sa con precisione dove andare. In essa la spiegazione precede gli avvenimenti.

 

L’amore pretende la reciprocità in ogni suo aspetto. Soprattutto chi ama vuole essere riamato. Vero è che non sempre (o raramente?) questo accade. Altrimenti non sarebbe stato l’argomento più trattato dalla letteratura.

 

Nella vita comune tanto più si sostiene la centralità quanto meno la si adopera.

 

I greci “ non pensarono però che la natura umana fosse inizialmente corrotta, né nutrivano speranze in alcuna prospettiva di redenzione” (C.M. BOWRA, L’esperienza greca. Da Omero al 404 A. c., Milano, Il Saggiatore, 1961, p. 229). Questa convinzione, probabilmente, li ha tenuti lontani da “apparati di condizionamento ideologico ed educativo, come la scuola di stato o una Chiesa unificata” (M. VEGETTI, L’Etica degli antichi, Roma-Bari , 1990, p. 5).

 

In tutti gli aspetti della civiltà contemporanea, dal cibo agli elettrodomestici, dall’industria culturale all’industria del tempo libero, le offerte eccedono di molto le richieste. Non è il consumatore che decide, ma il produttore che impone.

 

I regimi totalitari del primo Novecento hanno saputo abilmente utilizzare le nuove tecnologie della comunicazione per diffondere la menzogna sistematica e manipolare le coscienze. Oggi possiamo sostenere che l’impiego delle tecnologie informatiche sia del tutto innocente?

 

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