Apparire
Vorremmo avere il mondo intero come spettatore delle
nostre vicende, ma diventiamo orgogliosi se il nostro vicino di casa si
interessa di noi.
La televisione estende la sua area di influenza. Si
vanno diffondendo talk-show in cui individui anonimi spogliano le propria anima
davanti alle telecamere, divulgano i propri segreti più intimi come se
confessarsi davanti a qualche milione di spettatori potesse giustificare le
loro esistenze, riscattarli dalla mediocrità. Chi non partecipa alla
chiacchiera globale si sente perduto.
L’ansia del superamento rimpolpa le rapide carrellate
sul corso della storia, alimenta l’attesa di un futuro docile alle nostre
fantasticherie.
Che dire del connubio tra scienza e fede? Può
definirsi ragionevole il tentativo di dimostrare more geometrico i
miracoli?
J. SEARLE distingue l’evoluzione biologica
dall’evoluzione culturale. Se la prima “deriva da forze naturali, brute e
cieche. La propagazione di idee e teorie per ‘imitazione’ è un tipico processo cosciente e diretto al
raggiungimento di un obiettivo” (Il mistero della coscienza, Milano,
Cortina, 1998, p. 84). Tali idee essendo dirette a uno scopo devono manifestare
un senso. “le idee devono essere capite e interpretate. E devono essere capite
e giudicate come desiderabili o indesiderabili, per poter essere considerate
oggetto di imitazione o di rifiuto” (Ibid.). La caratteristica fondamentale
della nostra epoca sembra essere quella di annullare la differenza (distanza)
tra evoluzione biologia ed evoluzione culturale a tutto discapito della
seconda. Si vuole l’adesione cieca a un modello senza ammettere la possibilità
di motivati rifiuti; si pretende che le idee proposte da un impersonale
apparato siano approvate senza essere capite e interpretate. Se manca un fine
alle nostre azioni gli strumenti cessano di essere tali e ci obbligano ad
adattarci ai loro ciechi meccanismi. Svanisce ogni ipotesi di libertà.
Capita spesso mentre, mentre si viaggia su un autobus
affollato, di sentire un trillare autoritario. Dopo un attimo di generale
sorpresa, una ventina di mani cominciano a frugare frettolosamente nelle
proprie borse e nelle proprie tasche, fino a quando il predestinato non si porta all’orecchio il suo cellulare.
La sua voce, per niente alterata dal concentrarsi degli sguardi, pronuncia
parole di rito: “ Sì cara. Sono salito da poco sul filobus. Arriverò a casa tra
mezz’ora”. Il ritrovato, sorto come mezzo di comunicazione in situazioni di
emergenza, per un’inesorabile legge di mercato, si è diffuso capillarmente,
divenendo un oggetto per tutti, dove tutti convogliano una chiacchiera infinita.
In questo caso la tecnica ha amplificato la banalità.
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