Velocità

 La pubblicità martella le coscienze indifese. Non viene loro chiesto di riflettere, quanto di divertirsi (cosa che esercitata metodicamente non è meno faticosa della riflessione). Tale sarà la velocità delle trasmissioni, che la maggior parte dei suggerimenti scivolerà presto via dalla memoria. Gli altri serviranno a tappezzare i cervelli di luoghi comuni.

 

Non siamo noi a stabilire il nostro futuro. È come un temporale. Nella migliore delle ipotesi possiamo portare l’ombrello.

 

Il comico scoordina le strutture che regolano la vita quotidiana. Dichiara guerra al buonsenso impiegando le sue stesse norme, traendo da presupposti stabiliti conseguenze incredibili. Tutto ciò provoca due sentimenti opposti. Un uomo può cadere dal quarto piano senza subire il minimo danno; una donna può essere assimilata a una scimmia; i muri possono essere attraversati. Tutto questo provoca due sentimenti opposti.  Da una parte l’uomo tranquillamente seduto in poltrona ride delle innumerevoli disgrazie, che in teoria potrebbero capitare anche a lui. Dall’altra parte, ma ciò succede a pochi, potrebbe rendersi conto che la realtà è molto più complessa di come comunemente la si considera e che, in un modo o nell’altro dobbiamo convivere con l’assurdità.

 

L’attesa è l’anticamera del potere, che si caratterizza per la prerogativa di non attendere mai e di far attendere gli altri.

 

In Letteratura e rivoluzione Trotzkij traccia un quadro edenico della società comunista:” l’uomo diventerà incommensurabilmente più forte, più saggio e più acuto, il suo corpo diventerà più armonioso, i suoi movimenti più ritmici, la su voce più musicale. Le forme di vita saranno più dinamiche e intense. Il tipo umano medio si eleverà alle altezze di un Aristotele, un Goethe o un Marx. E al di sopra di queste cime nuove vette si ergeranno” (citato da R. NOZICK, Anarchia, stato e utopia, Milano, Il Saggiatore, 2000, p. 249). Che dire di una tale palingenesi? Nozick fa notare che anche un Aristotele, un Goethe o un Marx, equiparati all’uomo medio, soffrirebbero di problemi di autostima.

 

L’utopia, come del resto qualsiasi morale volontaristica presuppone “qualche insieme di principi abbastanza ovvi da essere accettati da tutti gli uomini di buona volontà, abbastanza precisi da fornire direttive non ambigue nelle situazioni particolari, abbastanza chiari perché i loro dettami siano compresi da tutti e abbastanza completi da coprire tutti i problemi che si presentano nella realtà” (R. NOZICK, cit., p. 334). Per di più presume, dopo aver raggiunto lo stato perfetto, di trapiantare l’eternità nel mondo.

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