Mediocrità

 

Basta l’amore a dimostrare che l’uomo non è un epifenomeno delle condizioni sociali.

 

La peculiarità del filosofo e dell’artista consiste nell’osservare quello che gli altri tendono (in certi casi addirittura si sforzano) a non vedere. La grossolanità delle esperienze dispensa da una buona dose di sofferenza, pullula il nulla di personaggi da commedia brillante.

 

Forse un tempo non era così, ma oggi è indubitabile. La società può (se non addirittura deve) fare a meno di uomini e donne colti. Dove la pubblicità domina incontrastata non occorre né intelligenza né istruzione. Basta adattarsi alla mediocrità generale e la vita trascorrerà banalmente verso la catastrofe occultata.

 

L’amore è una fiamma che, presto o tardi, consuma il suo combustibile. Alla fine non resteranno che fredde ceneri.

 

La gioventù si diverte “pazzamente, smisuratamente” mentre, se affondasse lo sguardo nel futuro, se riflettesse sull’eredità che riceverà dai propri padri, avrebbe ben pochi motivi per divertirsi.

 

Quanto più una società è complessa, tanto più sarà difficile governarla, forse si arriverà a un punto in cui diverrà ingovernabile. Alla fine bisognerà affidarci a dei finti specialisti (politici, sedicenti manager) pregandoli di amministrare la nostra vita.

 

La politica esige le “rozze semplificazioni della propaganda e della malafede”. (V. JANKELEVITCH, La menzogna e il malinteso, Milano, Cortina, 2000, p. 26). L’esercizio del potere difficilmente preserva dalla corruzione. Solo cooptando un adeguato numero di clientes il politico può sperare di mantenere la sua poltrona vita natural durante. Solo ingraziandosi i potenti il cittadino può sperare di acquisire e/o conservare iniqui privilegi.

 

La scuola, le biblioteche, le altre istituzioni culturali devono solo insegnare ad apprendere. Tutto il resto è ideologia.

 

La tivù riduce l’uomo a spettatore di eventi, impone le emozioni, prescrive sentimenti, dilata il tempo in un presente illimitato.

 

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