Burattini
burattini, che si consegnano fiduciosi nelle mani dei politici.
Le consuetudini consentono di protrarre l’esistenza in
maniera almeno tollerabile. Se non organizzassimo le nostre azioni come riti,
non saremmo così certi della realtà del mondo.
La nostra faccia è una maschera indefinita a cui gli
altri attribuiscono un volto (giovane o vecchio, bello o brutto). I nostri
discorsi sono frasi smozzicate a cui gli ascoltatori assegnano un senso. La
nostra fiducia nel carattere oggettivo delle persone che ci attorniano che noi
comunichiamo in continuazione scambiandoci a vicenda le nostre impressioni e
imputiamo le visioni distorte a fenomeni patologici. Ci muoviamo in un incerto
equilibrio, trincerati nelle traballanti certezze della vita quotidiana.
Ê l’appartenenza a una comune tradizione culturale ad
assicurare, nella maggioranza dei casi, una comprensione plausibile dei nostri
discorsi.
Non si può leggere due volte lo stesso libro.
Inesorabilmente muta la coscienza del lettor, muta il contesto letterario.
La cultura garantisce il distacco dalla realtà, che,
altrimenti sarebbe insopportabile.
L’accelerazione della vita quotidiana è in gran parte
provocata dall’invadenza dei mezzi di comunicazione di massa, che trasmettono spettacoli
e informazioni ventiquattro ore su ventiquattro per ogni giorno dell’anno. Le
scene si susseguono a un ritmo frenetico mescolando indistintamente frammenti
di realtà, fiction e pubblicità. Lo spettatore, con le dita attaccate al
telecomando per passare da un programma che non gradisce più a un altro di cui
gli sfugge il significato, non comprende se le immagini che gli formicolano
davanti agli occhi derivino da una ripresa diretta o dal montaggio di spezzoni.
In tal modo svanisce ogni percezione della differenza tra vero e verosimile; la
realtà viene smantellata sotto i colpi della spettacolarità per cui solo ciò
che risulta straordinario è vero.
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