Automatismi

 Una vita “normale” galleggia nel disordine e nel caos, ma chi la vive ancorato alla pubblicità ha la ventura di non accorgersene

 

L’essenza della civiltà tecnologica è l’automatismo. C’è un ruolo fissato per ognuno e tutti sono sostituibili.

 

Molti futurologi, confidando nei miracoli dell’intelligenza artificiale, pensano di realizzare un’armonia universale dove non ci sarà posto per la presenza dell’uomo.

 

Chi riesce a comprendere che la vita è inutile, un insensato ripetersi di eventi, la osserva ogni giorno come un film comico. I più, confortati dalla speranza si affannano ad attribuirle un senso.

 

Le contese generazionali si mascherano da conflitti ideologici. I figli hanno fretta di scalzare i padri.

 

L’uomo, di solito, non si accontenta di sopravvivere. Accanto alla necessità degli alimenti ha posto i piaceri della cucina.

 

Dove ci sono masse da mobilitare è indispensabile una fede. Lo scetticismo è un lusso per pochi.

 

Anche la divulgazione scientifica parte da un presupposto metafisico secondo cui l’armonia dovrebbe prevalere nella natura.

 

Possiamo essere più o meno entusiasti della tecnica ma fino a che punto siamo propensi a sostentare il suo apparato? Questo ci rimane incollato addosso come una sanguisuga ed esige soltanto sovvenzioni.

 

Non solo gli obiettivi che il progresso si propone non vengono mai raggiunti, ma, immancabilmente, la meta viene spostata sempre più avanti.

 

I vigliacchi stringono vicendevoli alleanze per trionfare nei loro intenti. Chi vuol conservare la propria dignità rimane solo.

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