Maturità

 Ci si pone in una prospettiva del tutto sbagliata se si considera la vita come un bene da sfruttare fino all’osso.

 

La fede  che qualcosa abbia valore nonostante l’inutilità dell’esistenza quotidiana inventa acrobazie ermeneutiche per affibbiare un senso alla Storia, pianificare nel Futuro una crescita collettiva ordinata e controllata. L’assurdità dell’aspettativa accresce il fervore dei credenti.

 

Tutta la modernità si consuma nella recita di una favola banale: la certezza del Progresso scientifico, senza considerarne gli effetti collaterali, la fede nell’evolversi positivo della Storia-

 

Tutti, raggiunta una presunta maturità, si danno da fare per infeudarsi, occupare un posto nell’intricatissima ragnatela sociale, salire, a quattro zampe, la scala che più o meno lentamente conduce a fare carriera.

 

La nostra epoca pretende la comodità, si lascia facilmente adescare dalla pubblicità, è ciecamente persuasa che la verità sopprima la sofferenza.

 

L’esercizio del potere sembra rendere ridicolo chi ne viene investito. Il cattedratico che ispira rispetto nell’aula si trasforma in uno sprovveduto di fronte a una telecamera. Fornisce banali risposte alle domande provocatorie del giornalista.

 

Gli uomini sostanzialmente non si comprendono. Per questo regolano la propria vita secondo norme convenzionali.

 

Ê la domenica il giorno più triste. I ritmi del lavoro non ci trascinano e tentiamo di conferire un significato all’insensatezza quotidiana.

 

Non sono i forti, ma i deboli che non sanno rinunciare al potere con tutti i compromessi che comporta. Per quest’ultimi la politica agisce come una droga: servire  molti pur di comandare  qualcuno.

 

 

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