Benefattori

 

l giornalista “eccellente” è colui che sa trasformare un’opinione in una verità accettata indubitabilmente dalle masse.

 

A volte il filosofo si stanca di essere filosofo e comincia a indossare i panni del giornalista o del politico considerati benefattori dell’umanità.

 

Le nostre convinzioni più radicate sono convenzioni che abbiamo assimilato assieme al latte materno. In seguito potremo contestarle, ma non abolirle.

 

La pubblicità lo dimostra ogni giorno: esiste una retorica scientifica decisa a convincerci che quello attuale e il migliore dei mondi possibili sforzandosi di pianificare le nostre  per assicurarci una maggiore dose di felicità.

 

Destra e sinistra ormai adoperano le stesse armi: manifestazioni di piazza folkloristiche, occupazione subdola dei mass-media che plasmano le coscienze. Chi governa vorrebbe prendere decisioni con il consenso generale, se non  ce l’ha, tergiversa, promette revisioni, rinvia. È come una partita a scacchi che né la maggioranza, né la minoranza vogliono perdere. Perciò ammucchiano i propri pezzi su un lato, guardandosi bene dall’attaccare.

 

La rivoluzione nasconde una vocazione pedagogica. Già nell’accarezzare l’atto di forza con cui si impossesserà del potere, pregusta i corsi di rieducazione  per quanti si sono compromessi, in maniera non eclatante, con il vecchio regime e per quanti hanno assistito con indifferenza al suo evolversi. Per il rivoluzionario il malessere deriverebbe dalla cattiva (o mancata) educazione dei cittadini. L’uomo, sol che volesse aprirsi alla verità, potrebbe migliorare la propria condizione.

 

Il senso ultimo delle cose non esiste: è una proiezione del nostro sguardo teleologico.

 

Un ebreo tedesco, arrivato in Kazakhistan da bambino, ricordava ancora i versi di una poesia tedesca imparata all’asilo: li recitava, ma non ne sapeva più il significato (Cfr. “Lettture”, marzo 1993, p. 220). Non potrebbe essere questa la nostra sorte? Recitare meccanicamente una parte di cui non comprendiamo il senso? Chi è l’autore del dramma e con quali principi sono stati assegnati i ruoli?

 

“La conoscenza non ha nemico più accanito dell’istinto educatore, ottimista e virulento, a cui i filosofi non possono sfuggire…”. ( E. M. CIORAN, Sommario di decomposizione, Milano, Adelphi,1996, p. 41). Niente è più ridicolo degli intellettuali che vogliono indurre gli uomini a vivere secondo i loro precetti. In ogni rivoluzionario di professione si cela un educatore mancato.

 

 

Commenti

Post più popolari