sola securitas
l dubbio, che è la molla della filosofia, non corrisponde ad alcuna esigenza del vivente. Chi dubita non ha certezze da gettare sul banco della vita di tutti i giorni per ricavare un misero sostentamento:
il pungolo di vivere ancora.
Come si potrebbe credere a un’etica dettata dagli spot
pubblicitari?
Se si vuole trascorrere una vita tranquilla bisogna
evitare di desiderare ciò che non si possiede.
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A chi promette che migliorerà il mondo dobbiamo
chiedere: “migliorare rispetto a che cosa”? Infatti il comparativo da cui
deriva il verbo, implica sempre un termine di raffronto. Se risponde: “migliorare
rispetto al mondo attuale”, sdrucciola su un bannalità. A nessuno piace la vita
come ordinariamente si manifesta. Pretende di più. Resta da considerare se quel
“di più”, che ci corre innanzi come una marionetta e sistematicamente ci sfugge
quando crediamo di afferrarlo, sia da guardare con gli occhi sgranati della speranza
o con lo sguardo ironico del disincanto.
Summae vitae beatae est solida securitas.
Ciò che bisogna cercare è l’imperturbabilità d’animo. Si deve essere pronti
alla perdita di tutto ciò che possediamo. L’esercizio dell’ascesi è
indispensabile per non restare soffocati dalla “volontà di vivere”. Se non ci
si pone al di là del contingente non potremo mai essere sicuri di noi stessi.
Il problema fondamentale dello stoicismo, e anche dell’epicureismo, era assicurare
la tranquillità dell’individuo.
Chi detiene una seppur minima fetta di potere non fa
altro che promettere ciò che difficilmente sarà realizzabile. I politici
garantiscono l’avvento della società armoniosa, gli economisti assicurano l’aumento
generale della ricchezza.
La pubblicità tratta i bambini come adulti e gli
adulti come bambini , quasi che i primi avessero la capacità di scegliere
deliberatamente gli oggetti da consumare e i secondi fossero coscienze inerti
da stimolare.
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