Fallimenti

 Uno studente si impegna per non essere più studente. Sarebbe una ben misere cosa se restasse tale per tutta la vita. Eppure la scuola ormai non riesce (o non vuole)  a liberarlo da questa condizione. Le istituzioni non si curano più dell’istruzione dei propri cittadini e puntano alla loro scolarizzazione a oltranza.

 

“L’hanno detto in televisione”, “l’ho letto sul giornale”: due precisazioni che un tempo bastavano a convalidare un’asserzione, e adesso, nell’epoca dell’informazione illimitata, sarebbero sufficienti a squalificarla.

 

“Mia moglie, mio figlio, la mia famiglia…” sono le cose che gli uomini nominano più spesso credendo di possedere qualcosa.

 

L’uomo contemporaneo difficilmente può sfuggire dalla constatazione del proprio fallimento esistenziale. “ Oggi l’adulto prova, presto o tardi, e sempre più presto, il sentimento di aver fallito, il sentimento che la sua vita di adulto non ha realizzato nessuna delle promesse della sua adolescenza.. Questo sentimento è all’origine del clima di depressione che si diffonde nelle classi agiate delle società industriali” (P. ARIES, Storia della morte in Occidente. Dal Medioevo ai nostri giorni, Milano, Rizzoli, 1997, p. 43-44). Ad un certo punto della propria vita ognuno avvertirà lo scacco, percepirà, più o meno confusamente, il divario tra ciò che aveva progettato di essere e ciò che è divenuto sotto la spinta delle circostanze. Dovrà rendersi conto che le ambizioni coltivate da giovane non si realizzeranno mai. Da qui nasce il rimpianto per la gioventù, età in cui si poteva immaginare di avere il mondo ai propri piedi, o il culto di un futuro indefinito, mentre l’esistenza scorre come un vagone su un binario morto.

 

Nel migliore  dei mondi appetibili tutto deve essere semplificato. Basta l’assicurazione di un economista a garantire l’agiatezza. Pe essere felici basta inghiottire una pillola al dì.

 

L’epoca del progresso scientifico non ha mai smesso di creare miti. Quello più sfacciato è stato l’introduzione del culto della felicità universale.

 

Tutti vogliono proiettarsi nel futuro. Ma sono frecce spuntate che si scagliano verso bersagli in perenne fuga.

 

Nella quotidianità i nostri valori sono puramente economici.

 

 

 

 

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