Paideia

 L’educazione si propone di formare l’uomo utile alla società. Per prima cosa gli inculca i valori  a cui la maggioranza crede senza preoccuparsi senza preoccuparsi se siano sostenibili o meno. Poi gli trasmette quelle abilità che sono apprezzate in un contesto sociale. Ma oramai la modernità galoppa verso mete sempre meno prevedibili e i programmi scolastici, sempre più confusi, perdono la loro efficacia già prima di essere applicati. Forse anche la lettura e la scrittura verranno accantonate, sacrificate alla multimedialità. Quanto alla morale, nonostante i roboanti proclami ministeriali, bisogna ammetter che non la si può insegnare come si insegna il teorema d Euclide. Non conta l’apprendimento di norme astratte, ma la pratica della virtù, che, però si è dissolta dal commercio quotidiano. In un mondo che vive senza fini e senza dei, la scuola si affanna a emettere ordini nei comportamenti degli studenti nei comportamenti degli studenti e dei genitori. Ma è chiaro che in queste condizioni non è in grado di mantenere quello che promette.

 

Secondo Erasmo da Rotterdam vivere liberalmente significava condurre un’esistenza isolata, priva di preoccupazioni, “lontana dal commercio, dalla politica, dalla giustizia, dedicata esclusivamente allo studio e alla meditazione” (citato da ADRIAN MARINO, Teoria della letteratura. Bologna, Il Mulino, 1994, p. 97). È l’opposto dello stile di vita moderno tutto concentrato a rincorrere la banderuola dell’opinione pubblica, a caricarsi di impegni pur di finire su un trafiletto del più  anonimo quotidiano locale. Un secolo in cui si è affermato che: “tutto è politica”, in cui gli intellettuali hanno messo le loro penne al servizio di ministri e assessori, se non addirittura indossato le loro stesse divise.

 

Con la speranza si vuole ancorare la vita al futuro. Ma in questo modo si fonda l’esistenza sull’incertezza. Ciò che dovrà accadere ci angoscia perché non dipende da noi, sfugge dal nostro controllo nonostante i nostri disperati tentativi di prevenirlo.

 

Per esorcizzare un problema si organizzano tavole rotonde. La discussione più o meno variegata sull’argomento viene spacciata per risoluzione.

 

Il buon senso denigra la filosofia: la taccia di incomprensibilità e inconcludenza. Eppure non c’è nulla di più inconcludente di un’esistenza gestita dalla banalità.

 

Se si decide di eliminare sistematicamente le attività più onerose, magari sostituendole con le prestazioni di una macchina, che ne sarà del pensiero?

 

Il libro offre compagnia in condizioni di perfetta solitudine.

 

 

 

 

 

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