Vanità
Con le mie indecisioni, le mie riluttanze ad agire secondo le convinzioni, con le mie maschere indossate sciattamente nelle varie circostanze ufficiali porto in scena la vanità dell'esistenza.
Scrivo perché non mi rassegno a vivere chiuso nella gabbia della mediocrità.
Mi sorprende ogni volta impreparato il giorno che comincia ogni mattina, quando emergo da un sonno faticoso e la coscienza ritorna a inseguire un flusso di pensieri vorticosi.
Come i sessantottini lanciavano contro chi non condivideva i loro dogmi l'anatema di "fascista", così chi non si adegua al conformismo politico contemporaneo viene tacciato come "antidemocratico". Però il Sessantotto è finito in soffitta lasciando in eredità le coreografie delle manifestazioni di piazza. e la Democrazia di inizio millennio si presenta come una vecchia signora con le vesti sdrucite, che partecipa a festini organizzati da leader carismatici.
La rivoluzione è il surrogato fallimentare di un'aspirazione religiosa; nell'Ottocento e nel Novecento è stata considerata l'atto supremo del progresso. Preti e politici si presentano come garanti della felicità generale.
L'attuale classe governante non è in grado di salvaguardare le generazioni che dovrebbero subentrarle e, per non abbandonare il potere, di cui non si dimostra degna, evoca la "democrazia" come un termine taumaturgico e pratica un avvolgente illusionismo.
I politici sono cuochi che sanno cucinare solamente piatti sconditi. I commensali non si azzardano a protestare per timore di pagare un prezzo più alto.
Come solo la stessa lancia di Achille che aveva ferito Telefo era in grado di guarirlo, così l'opinione pubblica, stregata dai giornalisti, si è convinta che solo la politica possa sanare le incongruenze della politica.
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