Futurocentrismo
La nostra società è futurocentrica. Si vive in funzione di un avvenire indefinito, venerato come se fosse un'appendice dell'eternità, dove dovrebbe realizzarsi tutto ciò che il presente ci nega. Si vive per portare a compimento i progetti che gli ingegneri sociali ci prospettano senza tregua, per attendere l'avvento di quanto predicono i profeti acclamati dai media. In tal modo pianifichiamo le nostre azioni le nostre azioni per raggiungere obiettivi che non abbiamo scelto.
Più mi addentro negli anni più ho la sensazione di aver partecipato a una farsa, di essermi coperto di ridicolo senza notare la gente che mi rideva alle spalle.
L'aumento del benessere coincide con la trasformazione del superfluo in necessario. Ma può definirsi "felicità" l'aumento delle esigenze?
Se nei tempi "normali" il fine è la crescita proiettata verso un futuro senza limiti, nei tempi di crisi (che sono improvvisi e frequenti) l'obiettivo maniacale diventa "uscire dalla crisi", cosa che equivale a un ritornare al passato.
I discorsi che producono altri discorsi, la concitazione mediatica, l'intensità visionaria di quanti vengono dichiarati profeti frastornano le menti, impongono la fretta nel pensare e nell'agire.
Da principio l'uomo creò la macchina ... poi l'assunse a modello esemplare da imitare.
A ogni evento inatteso, che il più delle volte corrisponde a una disgrazia, il giornalismo applica il principio: "spremi la notizia"!
Le masse hanno fame di eroi mediatici, personaggi che colorino i loro sogni ingrigiti, accendano il loro entusiasmo, figure carismatiche capaci di garantire miracoli insospettati.
La comunicazione di massa procede per radicali semplificazioni: notizie clamorose vengono improvvisamente diffuse e dopo qualche ora smentite. Su ogni argomento si formano opinioni contrapposte, a cui si aderisce alla maniera dei tifosi di calcio. Non si procede per argomentazioni ma per slogan.
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