Affari

 

La religione viene vista “come un sistema di pensiero che contiene proposizioni indimostrabili, e quindi un elemento di fede” ( J. D. BARROW, La luna nel pozzo cosmico, Milano, Adelphi, 1994, p. 48).

 

Il tempo è come un elastico: lungo quando si deve attendere, breve quando l’attesa è finita.

 

Nella società industriale anche vivere è diventato un affare.

 

L’attaccamento al mondo sancisce il primato della politica e la relativa tracotanza dei politici.

 

Il matrimonio è una forma di soggezione allo stato. Si accetta di vivere secondo le sue regole, che non sono quelle dell’amore indissolubile, ma quelle di una normata convivenza, sotto la tutela di una legge, che sollecita a procreare.

 

Il giornalista lancia l’allarme per un infausto evento che dovrebbe essere sempre sul punto di accadere e che non accade mai.

 

La ricerca affannosa dell’io conduce all’angoscia, alla resa della coscienza.

 

L’avanguardia?  Un bluff della modernità.

 

La televisione è stata nello stesso tempo conservatrice e rivoluzionaria. Si è sempre fondata sul comune buon senso, sui buoni sentimenti (quelli che innescano la commozione), sui valori solidi e le verità indubitabili. Eppure, a forza di replicare gli stessi spettacoli, ha ingenerato assuefazione negli spettatori e li ha trasformati in una sua appendice. Ed ecco che la commozione è stata soppiantata dal cinismo, la verità dal clamore delle notizie, il buon senso da una fiducia incondizionata su ciò che scorre sullo schermo. Il consenso viene ricercato così spudoratamente da suscitare un’inconscia forma di scetticismo. Si crede a tutto, sorbendo l’informazione ad ampi dosaggi, e si dubita di tutto, alimentando il sospetto su qualsiasi notizia. Abbiamo il mondo a portata di video e questo ci illude sulle nostre capacità di manipolazione. Per questo non accettiamo le calamità naturali, ma ci sforziamo di trovare quanto prima un responsabile.

 

Probabilmente in ogni società vale il principio di autorità (auctoritas). Se abbiamo una lite con il vicino ci rivolgiamo a un avvocato, se abbiamo mal di denti andiamo dal dentista e ci atteniamo al suo parere. Con l’accrescersi delle specializzazioni si dilata il numero degli esperti del cui consiglio abbiamo bisogno. Dipendiamo sempre più dagli altri e l’unica consolazione potrebbe essere il fatto che anche gli specialisti dipendono da altri specialisti Viviamo in un regime di assoluta non-libertà.

 

Nel Novecento gli intellettuali si sono specializzati nella firma di manifesti e appelli rivolti all’umanità intera.

 

Un ex-campione di atletica leggera diventa giornalista sportivo. Lo sport consuma in fretta i propri miti.

 

L’arte crea mondi (o giochi?)  a cui il fruitore può partecipare senza esserne coinvolto.

 

Domani scopriremo che quello che oggi speravamo era irrealizzabile.

 

 

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