Consumi

 La civiltà dei consumi sembra avere come unico scopo la felicità di tutti i suoi componenti. Basta comprare una gran quantità di prodotti suggeriti dagli spot, esporsi per cinque o sei ore giornaliere alla televisione. Basta essere convinti che lo stato di insoddisfazione sia solo un incidente, un casuale contrattempo e che il futuro sarà migliore del presente. Il problema non è tanto cercare di essere felici, quanto rendersi conto della nostra condizione esistenziale, che non assicura a nessuno la felicità, ma ingenera in ognuno di noi desideri che non potranno mai essere soddisfatti. Finché rimarremo avvinghiati a tali desideri non guariremo mai dall’infelicità.

 

Il tempo è una monotona successione di istanti. Non sappiamo dove ci condurranno. Sappiamo solo che uno di essi ci sarà fatale.

 

Perché la produzione industriale dovrebbe crescere in modo esponenziale? Si accorda tutto questo con il benessere e la libertà dell’uomo? Gli economisti ci dovrebbero rispondere a queste domande ogni volta che presentano piani pluriennali di sviluppo pluriennali. Siamo dei forzati del progresso tecnologico, caricati su un vagone piombato che procede verso una destinazione ignota. Anche l’inutile, che prima era una personale via di salvezza dal giogo della necessità, è stato mercificato.

 

La vita si sviluppa dalla combinazione di eventi che sarebbero potuti non accadere, o accadere in maniera differente e con una diversa successione. Tutto quello che ci capita è casuale. L’unica cosa che non varia e la fine a tutti comune.

 

L’uomo libero non si modella sul futuro, sull’incertezza di quanto potrà accadere.

 

Sicuramente ciò che tiene unita l’Italia è la televisione con la sua industria di sogni collettivi. Le uniche certezze sono i suggerimenti dispensati dagli spot, le calde emozioni elargite dalle telenovelas.

 

La realtà nuota nell’equivoco; si manifesta in intricati ossimori.

 

Due persone corrono, distanziate da una ventina di metri, per una piazza vuota. Non si conoscono, anzi l’impegno nella corsa impedisce loro di rendersi conto l’uno dell’altro. L’uno può rischiare di perdere il treno, l’altro di giungere in ritardo ad un appuntamento importante. Uno sguardo sporto da una finestra illuminata, ignaro del contesto, ma inclinato a cercare un senso in ogni cosa, vi scorgerebbe subito un inseguito e un inseguitore, collegati magari al mondo della criminalità.

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