Das Gerede
La chiacchiera si diffonde in maniera direttamente proporzionale all’accrescersi del numero e della potenza dei mezzi di comunicazione. In tal modo non aumenta la conoscenza, ma il rumore. Così in discoteca il frastuono impedisce ai singoli di comprendersi e li fa agire in maniera caotica.
Le informazioni non sono ambasciatrici della verità.
Anzi si insinua il sospetto che siano maschere del non senso. Il tempo che si
guadagna a radunare notizie interrogando archivi elettronici lo si perde poi
nel valutare la loro affidabilità.
Il cristianesimo considera la storia della salvezza come
lo svilupparsi di un’evidenza che, affermandosi definitivamente, rende
superflua ogni interpretazione. Anche l’Illuminismo si fonda su un simile
presupposto. La Scienza si avvicinerebbe sempre più alla Verità e la Verità consisterebbe
in una corrispondenza biunivoca tra teoria e fatti. La Ragione si espanderebbe
nel mondo fino a raggiungere l’autotrasparenza e a quel punto il fine della
storia sarebbe giunto al capolinea.
Impegnarsi a “cambiare il mondo” è un’attività, al di
là dei successi raggiunti o meno, gratificante per il fedele. L’ideale da
realizzare agisce come un narcotico. La vita quotidiana viene trasfigurata, trasformandosi
nell’attesa operosa di un evento epocale che, per quanto tardi a compiersi,
prima o poi si dovrà verificare. L’esistenza viene giustificata dalla missione
in cui ciascuno rema con tutte le proprie forze. Ci si sente l’ingranaggio ben
oleato di una macchina fatale.
Il giornalista si atteggia a giudice investito dalla pubblica
opinione del compito di indagare sul male nella società. Le sue interviste sono
interrogatori, i suoi articoli requisitorie che si propongono di smascherare
losche vicende sul teatro del mondo. Non per nulla il genere che il giornalismo
predilige è il giallo, specialmente quello in cui non si riesce a rintracciare
il colpevole. La pubblica opinione esige che per ogni delitto spuntino fuori
uno o più colpevoli e il giornalista la accontenta mettendo alla gogna gli
indiziati senza curarsi di fornire prove.
Viviamo in un’epoca di abbondanza, in cui la merce più
abbondante sono le informazioni.
Commenti
Posta un commento