Refrain

 La mia poesia è l’esercizio di un’eresia scettica, che intende smascherare il bla bla quotidiano, che accompagna sistematicamente le nostre esistenze per occultare la loro insignificanza.

 

I filosofi sono molto prudenti sul tentativo di cambiare il mondo (ma, si sa, la filosofia è applicazione del dubbio metodico); i politici non parlano altro di un inevitabile mutamento radicale del mondo. Però da una ventina d’anni on pronunciano più la parola “rivoluzione” (in effetti si sono scottati con questa parola per più di due secoli) e preferiscono sostituirla modificarla con il termine più prudente di “riforma”, anche se lo assumono con un significato quasi identico. Sono gli scienziati, i tecnologi, spalleggiati dai pubblicitari a gridare “rivoluzione” ai quattro venti. Non si tratta più di una promessa della politica, ma di un’assicurazione della tecnologia.

 

I vertici dei partiti ricattano i loro adepti: “se, nonostante i nostri errori, non continuate a fornirci il voto, favorite i nostri avversari e andate contro i vostri interessi. Extra ecclesiam nulla salus.

 

Il ’68 degli industriali. Adesso gli industriali minacciano di sfilare in piazza per contestare la politica del governo. Gi operai lo hanno fatto da sempre con l’apparato folcloristico di striscioni colorati e slogan scanditi ritmicamente, ottenendo, a partire dagli anni Ottanta, sempre più miseri. Possibile che non si riesca a ideare una diversa maniera per manifestare il proprio dissenso?

 

Il potere è un privilegio a cui pochissimi sanno rinunziare. In democrazia, tra l’altro, si moltiplica come una metastasi.

 

Oramai non c’è più differenza tra fare politica e fare notizia. I politici sono collettori; i partiti sono agenzie di raccolta di voti, Giornali, telegiornali e Internet si citano a vicenda in una melassa comunicativa che sconcerta le coscienze.

 

Dopo la politica degli sprechi, subentra la politica dei sacrifici e, alle rimostranze dei soliti che debbono sacrificarsi, i tecnici che li hanno decretati minacciano la bancarotta internazionale.

 

E’ sconveniente esprimere i propri pareri sui fatti di attualità dinnanzi a al microfono di un giornalista. Non serve a nulla per risolverli. E’ come divulgare la diagnosi di un proprio congiunto gravemente malato.

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