Ierocrazia
Il capitalismo dovrebbe essere l’antitesi della ierocrazia. L’uno cerca il guadagno senza limiti in questo mondo, l’altra esalta l’altruismo e la carità, che dovrebbero alleviare la povertà e s’impegna a preparare l’umanità alla vita nell’oltremondo. Eppure, benché tutti vivono da capitalisti o desiderano farlo, sono sempre più numerosi e pellegrinaggi del pontefice e tutti sono accompagnati da bagni di folla e si concludono con la celebrazione della messa in stadi stracolmi con l’atmosfera di concerti rock.
Le telecamere della TV non smetteranno mai di
riprendere le cerimonie ufficiali(inclusi i funerali di stato) celebrate alla
presenza delle autorità civili, militari e religiose.
I politici vivono su un esopianeta dove si impegnano
accanitamente in giochi autoreferenziali. Sempre più spesso, si rivolgono con
voce stentorea ai governati, quando chiedono un consenso incondizionato o, cosa
che avviene sempre più spesso, quando scoppia una crisi imprevista a cui non
sanno trovare rimedi.
La tecnologia e la legge del mercato si ergono a
paradigmi di ogni nostro comportamento: la regola fondamentale è apparire
sempre e dovunque.
L’intrattenimento presuppone uno spettatore annoiato,
che deve essere stimolato dagli animatori culturali. Questi ultimi devono
produrre spettacoli che attirino la sua scarsa attenzione, la sua scarsa
predisposizione ad apprendere e soddisfino il desiderio di svago.
Si sorvola tranquillamente sulle storture del
capitalismo di massa, che produce disuguaglianze e aspettative fallaci.
Il pubblico annegava nei dogmi del catechismo ideologico,
i modi con cui uomini e donne hanno cercato di attribuire un senso alla propria
esperienza esistenziale.
La proliferazione della tecnica offre alla società i
massimi benefici? O non si presentano controindicazioni che ci colgono sempre
di sorpresa?
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