Belle speranze

 Che i giovani, inesperti della vita, coltivino speranze è giustificabile (anche se la speranza più che felicità procura una tensione psichica). Che uomini maturi coltivino aspettative di un futuro migliore equivale a pargoleggiare. Dovrebbero capire che l'esistenza è un succedersi irreversibile di nascita, crescita, maturità, invecchiamento e morte (semper eadem) e che le promesse della tecnoscienza, come quelle del consumismo rimandano sempre ad altre promesse, a un rincorrere una preda che, sul punto di essere raggiunta, sfugge di mano.


Come bisogna definire una società in cui i ricchi diventano sempre più ricchi e il numero dei poveri aumenta? Non certo società dell'uguaglianza o delle pari opportunità. La denomineremo progressista? Dell'abbondanza? Dello sviluppo?


Senza auctoritas non c'è società. Senza l'autorevolezza dei governanti la politica diventa una commedia con mediocri attori che recitano privi di regista.


L'intellettuale da consigliere del principe è diventato una specie di rock-star con il compito di intrattenere le masse negli innumerevoli festival organizzati dal potere.


Dalla politica è sparita la parola "rivoluzione". Tutti i partiti, sia di destra che di sinistra, si dichiarano riformisti o, almeno annunciano riforme su riforme. Adesso è la tecno-scienza a dichiararsi rivoluzionaria e a creare, con un ritmo forsennato, oggetti che trasformeranno in modo radicale le nostre vite. La fantascienza, però , non è così ottimista e immagina catastrofi impreviste, oscure minacce per l'umanità.

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